paura

Quella mattina Brando si alzò con una sensazione di stranezza, una di quelle indefinite delle quali hai la sensazione ma non hai la consapevolezza di quale bestia possa essere. Come quasi ogni giorno indossava le pantofole al contrario, la destra nel piede sinistro e la sinistra nel piede destro e se ne accorgeva una volta arrivato in cucina quando stava per avvitare la moka del caffè. Giusto una guardata furtiva per distrarsi e per far cadere la polvere di caffè per terra per poi imprecare come ogni santissima mattina. Lui era considerato il mago della psiche eppur restava intrappolato in minuscoli gesti quotidiani che non riusciva proprio a cambiare a causa della sua testa tra le nuvole. Molto spesso il bottone della camicia era sbottonato e le sue camicie non erano al massimo della stiratura. Lui si considerava etereo, energia in connessione. Sapeva benissimo di giustificare con un credo menzognero la sua distrazione atavica che si portava dietro fin da bambino. Quella mattina ai ragazzi avrebbe parlato della paura e lui conosceva bene questo argomento perché ne aveva superato molte compresa la paura di se stesso, di accettare se stesso, di attraversare le sue fantasie che un tempo credeva essere follie. Le superò quando smise di considerarle tali. Così riuscì ad essere se stesso senza paura e a prendersi la responsabilità di se stesso. Non è facile prendersi la responsabilità di se stessi. La sensazione che lo attanagliava era quella di sentirsi guidato, come se qualcuno stesse scrivendo di lui e come se lui dovesse in qualche modo venirne a capo e scoprire chi fosse il suo scrittore o chi scrivesse per lui. S‘immaginò che un giorno lo avrebbe scovato. Forse quando questo sarebbe accaduto, tutto questo si sarebbe risolto. Questo pensava quando gli cadde per terra la polvere di caffè. Imprecò attribuendo la colpa allo scrittore perché era lui che posizionava la sua testa tra le nuvole. Come se vivesse la sua vita e come se vivesse la vita di mille altri personaggi che gli albergavano in testa. Ad ogni modo si vestì, pensò a Greta, della quale, ogni mattina ne sentiva il profumo o quanto meno ne andava alla ricerca quasi ad abbeverare quel senso di vuoto che sentiva nello stomaco. Si diresse in università ed incominciò la lezione, sempre dopo aver posato l’orologio sulla cattedra. - Tra ansia e paura c'è uno stretto legame. Consideratele come sorelle. La più grande, la Paura, abita nei piani intermedi, ma molto spesso, predilige la cantina: il corpo, e lì si sfoga utilizzando il suo nervo prediletto: il Vago! L'Ansia é la sorella minore che predilige i piani alti, quei luoghi della corteccia dove si costruiscono previsioni e il più delle volte, ahimè, sono previsioni nefaste. Da premettere, però, che tutti i piani comunicano e a volte le sorelle si prendono il tè. La Paura é immediata, risoluta, ed é legata all'azione... é un salvavita!... e se la percepisci, comunque agisci... o attacchi! o fuggi! o ti paralizzi!... perché anche paralizzarsi é un'azione ed é un'azione più datata nel tempo rispetto all'attacco e alla fuga. Considerate che vi é nel nostro corpo una sorta di bilancia molto forte che dal ritiro in noi stessi ci spinge alla relazione con l'altro fino all'estremo dell'attacco o della fuga. Questi sono meccanismi molto ingegnosi, e può accadere però, che la bilancia incominci a sbilanciarsi e la Paura inizi a prevaricare e prendere spazio anche quando non ce ne sarebbe bisogno, e la persona incominci a diventare un essere fobico, timoroso, eccessivamente pauroso per l'appunto, incominci ad evitare anche situazioni innocue di grande opportunità, purtroppo, al fine di non provare quelle sensazioni corporee spiacevoli che la paura ti da. Allora, piuttosto che provare Paura e viverla secondo contesto, s'incomincia ad aver Paura della Paura e a questo punto il gioco é fatto, e si é letteralmente fregati. La sorellastra, la Paura della Paura controlla la Paura e non solo, ahimè, perché comanda anche la persona che é in gabbia della propria Paura! Il malcapitato tipo non vivrà o vivrà una vita in Paura piuttosto che “da Paura”! Dunque, come uscirne da questo loop che in fondo potrebbe essere paura di abbandono, di restar soli, di non farcela, di non essere all'altezza, di ammalarsi, della morte etc... chi più ne ha più ne metta. Anche in questo caso occorrerà portare con sé una lampadina, la consapevolezza, ed una valigetta con dentro almeno due arnesi: l'accettazione e il coraggio! Sappiate che il sistema é attivato da un pulsante: la sicurezza! Quando incomincerete a sentirvi meno sicuri, inizierà ad attivarsi la bilancia fino agli estremi, naturalmente in relazione al contesto se più o meno pauroso. Quando accadrà, lasciate che sia, ascoltate il vostro corpo... ha già tutto il necessario per agire... accettate lo stato corporeo della Paura per quanto increscioso, e incominciate ad accendere la luce... e prendete il coraggio... valutate se c'é molto rischio... e considerate che qualsiasi azione non potrà essere mai a rischio zero. Dunque accostatevi al vostro limite... mettete il piede sulla linea e ascoltate il vostro corpo... poi prendete centimetri e quando il piede sarà tutto dall'altra parte della linea, sarete delle persone nuove e la Paura vi sarà servita per aver calcolato al meglio il rischio. Se aveste avuto Paura della Paura sareste rimasti al di qua della linea e non avreste sviluppato alcuna vita autentica o realizzato i vostri desideri, o raggiunto gli obbiettivi prefissati. Non avreste realizzato il futuro desiderato o trasformato i vostri sogni in obbiettivi. Ricordate che chi avrà Paura della Paura non sarà solo un codardo, ma sarà una sanguisuga e succhierà il sangue di chi gli starà a fianco, perché tenderà sempre ad apparire piuttosto che essere, incolperà l'altro di ostacolar l'autonomia quando sarà lui stesso una persona completamente dipendente e incapace... e tanto tanto altro! Perciò, per concludere, trattate la Paura semplicemente come Paura, e non abbiate Paura... magari, scoprirete che dietro quel mostro si nasconde un uomo docile dal cuore tenero e, soprattutto, non abbiate Paura di andare alla ricerca di voi stessi per scoprire poi, che non esiste nessuno, eccetto colui il quale avete scelto di costruire con coraggio per poi godere di quella luce che brilla finalmente di luce propria: la vostra! Allora... non resta che augurarvi: buona Paura! Perché il provar paura appartiene agli uomini di coraggio! – Finì la lezione soddisfatto, deglutì. Quando era bambino inghiottiva le emozioni, diventò grande quando non le mangiò più ma le trattava da emozioni, cioè, le viveva e si faceva attraversare, le teneva con sé, e le guarniva di parole costruendo delle storie. Si era reso conto che era diventato un cantastorie e si rallegrava per questo. Siamo nulla senza la storia che ci raccontiamo. Buona continuazione e buona storia perché la schiena del futuro è la sua storia e in ogni storia c’è il seme del futuro.